I nostri servizi:

Mediazione Linguistica e Interculturale

La mediazione culturale è l’attività che favorisce l’incontro tra differenti componenti identitarie, culturali, religiose, etniche e linguistiche allo scopo di superare le differenze e produrre un percorso di conoscenza, condivisione e integrazione. Il mediatore interculturale interviene attivamente nel dialogo sociale, aiutandolo e rafforzandolo, attraverso la conoscenza delle identità coinvolte.

Servizio di traduzione

Il modo più facile e veloce per tradurre professionalmente in 190 lingue e 40 aree di specializzazione: documenti, manuali, siti web, software e altro, rispettando requisiti e scadenze.

Servizio di Interpretariato

I nostri interpreti madrelingua sono rigorosamente selezionati per competenza e professionalità, e le richieste dei Clienti sono gestite da un Project Manager dedicato, specializzato nella gestione degli aspetti linguistici degli eventi aziendali. Il nostro obiettivo è alleggerire il committente da qualsivoglia problematica linguistica e incombenza gestionale degli eventi, fornendo una consulenza iniziale finalizzata a indicare al cliente la tecnica di interpretariato più adatta.

Per la richiesta di preventivi e/o informazioni:
info@mediatori-culturali.it 
Djire’ Ibrahim: +39 388 900 93 06
Elena Giannotti +39 327 858 29 99

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Ambiti di attività

  • mediazione interculturale presso enti pubblici e privati
  • interpretariato presso enti pubblici e privati
  • gestione di servizi informativi e gestione di sportelli front office per la pubblica amministrazione
  • assistenza sociale ai minori, ai giovani, alle donne, agli anziani ed agli adulti in difficoltà, compresa la gestione di centri diurni, di accoglienza e di comunità alloggio per il recupero di persone socialmente svantaggiate
  • raccordo tra i bisogni delle minoranze svantaggiate e le istituzioni
  • animazione ed iniziative ricreative, culturali, sportive, rivolte ai minori in età scolare, alle donne e a tutte le fasce deboli
  • attività educative e/o formative, rivolte ai minori, alle donne, ai giovani e a tutte le fasce deboli e svantaggiate
  • attività di ricerca, organizzazioni di convegni, seminari di studio, di spettacoli, attività di stampa e di documentazione, finalizzata alla sensibilizzazione sui problemi di persone odi gruppi socialmente e/o culturalmente svantaggiati
  • formazione, aggiornamento, qualificazione e/o riqualificazione del personale socio-assistenziale e ad operatori del settore socio-sanitario

Le nostre lingue

Albanese, Amarico, Arabo, Bangla, Bielorusso, Bosniaco, Bulgaro, Cinese, Croato, Curdo, Dari, Farsi, Egiziano, Filippino, Francese, Giapponese, Greco, Indiano, Hindi, Indiano, Punjabi, Inglese, Kosovaro, Lituano, Macedone, Marocchino, Moldavo, Montenegrino, Nigeriano, Oromo, Pashtu, Peruviano, Polacco, Portoghese, Romanes (Rom), Romeno, Russo, Serbo, Sloveno, Siriano, Somalo, Spagnolo, Tedesco, Tigrino, Turco, Ucraino, Ungherese, Urdu

I nostri dialetti

Akan, Bambara, Baoule, Dandi, Dioula, Djerma, Ewe, Fanti, Foula, Hausa, Igbo, Kotokoli, Kikongo, Kikuyu, Kotokoli, Lingala, Maninka, Mandingo, Pidgin
, Pular, Swahili, Soninke, Sousou, Twi, Wolof, Yoruba

I nostri clienti

La figura del Mediatore Culturale (o Mediatore Interculturale o Mediatore Linguistico)

Il Mediatore Culturale è una figura professionale che opera per facilitare l’interazione, la collaborazione e la convivenza negli ambienti multiculturali, sia tra i cittadini di origini e culture varie che con le istituzioni pubbliche.
L’approccio multiculturale, che intendeva porre ogni cultura sullo stesso piano, è diventato ben presto una ideologia che ha comportato la separatezza delle minoranze all’interno di una società frammentata. Non è sufficiente riconoscere pari dignità se poi l’indifferenza relazionale tra chi è concretamente obbligato a vivere a stretto contatto dà origine a sentimenti ostili e di paura per la propria incolumità personale e identità culturale. Oggi la cultura, come in passato la natura, rischia di chiudere a priori i gruppi e gli individui sulla base della loro origine e di una genealogia intesa come immutabile e fissa. Occorre un nuovo contratto sociale basato su una dialettica in cui la diversità tra rappresentazioni, valori e libertà di comportamento sia in relazione fra le diverse culture presenti: è l’approccio interculturale. In tale contesto, la mediazione interculturale assume un ruolo fondamentale per migliorare la comunicazione, facilitare l’accessibilità ai servizi, risolvere i conflitti, provocare cambiamenti negli operatori pubblici e nelle pratiche burocratiche.

In Italia, manca un quadro normativo unificato per definire il profilo professionale, le qualifiche, le mansioni e l’inquadramento contrattuale della figura del Mediatore Culturale. La situazione varia da regione a regione, certe volte anche da comune a comune. Ma con il tempo, l’esperienza, la messa a confronto di varie esperienze e buone pratiche, si può tracciare un profilo abbastanza chiaro di cos’è un Mediatore Culturale.

Un po' di storia...

L’Italia è una terra che, più di ogni altra, ha conosciuto la migrazione. Per secoli l’ha vissuta sulla propria pelle come Emigrazione. Dalla metà del diciannovesimo secolo fino a oggi, milioni di cittadini Italiani hanno dovuto lasciare la propria terra per trovare una vita decente altrove. Infatti, oggi, anche se il termine emigranti è caduto in disuso, oltre il circa 5 milioni di cittadini nati in Italia e residenti all’estero, ci sono tra i 60 e 80 milioni di Oriundi, i discendenti dei migranti, nelle americhe e nel Nord Europa.
Dopo la II° Guerra Mondiale il paese entra in una fase di industrializzazione veloce che lo porta alla ricostruzione post bellica, poi all’uscita dalla povertà fino a diventare una delle maggiori potenze industriali del pianeta. Questo frena progressivamente i flussi di emigrazione verso l’estero. E poi, verso la fine degli anni 70′ comincia a costituirsi un flusso in entrata di Immigrazione.
Come succede spesso, i primi migranti erano per alcune nazionalità solo uomini che lavoravano nell’agricoltura, nell’edilizia, nel commercio. Per altre nazionalità, c’erano solo donne che lavoravano nella collaborazione domestica (donne di servizio, assistenti di cura per anziani, bambini e persone malate). Si parlava di immigrazione invisibile. Braccia senza pretese nè diritti.
Alla fine degli anni 80 il numero era cresciuto tanto, in modo particolare con arrivi significativi dal Marocco e dall’Albania. Nel 1990 fu adottata la prima legge quadro, detta legge Martelli, che regolarizzava la presenza dei cittadini stranieri sul territorio italiano, dando loro un riconoscimento ufficiale.
L’arrivo in Italia di popolazioni di origine magrebina negli anni 80′ e albanese negli anni 90′, ha generato situazioni nuove e che richiedevano una nuova legislazione, prima negli ambiti lavorativo, scolastico e sanitario, poi in seguito, in quelli della gestione dell’ordine pubblico, la giustizia, l’amministrazione pubblica, gli sportelli di informazione, le banche e in vari altri ambiti. Nel frattempo i numeri e le aree di provenienza delle nuove popolazioni aumentavano.
Urgeva l’ingresso in campo di una nuova figura professionale, quella del Mediatore Culturale, in grado di tradurre la lingua, spiegare la cultura, aiutare a risolvere problemi, proporre soluzioni, mediare nei conflitti, progettare e valorizzare le risorse per una convivenza pacifica tra i cittadini di origine straniera da una parte e la popolazione e le istituzioni italiani dall’altra.

Passando gli anni, con l’arrivo dei flussi di profughi dall’Africa e da altre zone del mondo in guerra, la figura del Mediatore Culturale entra a giocare un ruolo centrale nei Centri di Accoglienza Temporanea per adulti e per minori.

I primi corsi per “mediatori”
E’ intorno agli anni 1990-1995 che iniziano i primi grandi corsi di formazione per i Mediatori Culturali. Generalmente finanziati dalle Regioni o dal Ministero del Lavoro, alcuni altri dal Fondo Sociale Europeo.
La disciplina richiede, oltre alla conoscenza della lingua di origine e dell’italiano, anche una buona conoscenza sia della cultura di origine degli immigrati che quella del paese di approdo. Il profilo ideale del Mediatore Culturale si definisce quindi da sé: un immigrato che ha una buona conoscenza del paese e della cultura d’origine e che ha vissuto abbastanza in Italia da conoscerne bene la lingua, le usanze, la cultura, il sistema politico, sociale, amministrativo e culturale. La formazione serve a dare una migliore conoscenza del territorio e delle istituzioni e strumenti per mediare.

Chi è il mediatore culturale?

Il Mediatore Culturale è una persona adulta, che proviene da una delle aree di origine di una delle popolazioni immigrate, che vive da almeno due anni in Italia, che ha almeno un diploma di scuola superiore, e possiede ottime competenze linguistiche sia in lingua madre che in italiano. Inoltre il mediatore è in grado di comprendere e interpretare i codici culturali sia del paese d’origine che di quello di accoglienza. Il Mediatore Culturale si definisce come un operatore competente che funge da cerniera tra gli immigrati e il contesto territoriale e sociale in cui vivono e lavorano.

E che cosa fa?

Il Mediatore Culturale interviene nelle seguenti attività: Intermediazione linguistica, accompagnamento nei percorsi individuali, facilitazione degli scambi tra cittadini immigrati e operatori, servizi e istituzioni. Analizza i bisogni e le risorse di un singolo utente o di un gruppo, orienta e progetta iniziative e strumenti che aiutano l’integrazione.

Contatti

CITTA’@ COLORI COOPERATIVA SOCIALE

info@mediatori-culturali.it

Djire’ Ibrahim: +39 388 900 93 06
Elena Giannotti +39 327 858 29 99